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12. Abbracciami

Mi chiama la dottoressa e mi dice che vuole un appuntamento serio, alla qual cosa replico:
Non vorrai mica chiedere la mia mano?
Avvocato, dovresti saperlo che su questo argomento le donne in età da marito non tollerano ironia.
L’appuntamento serio lo vuole presso il mio studio.
Temevo (o speravo, non l’ho capito bene) che volesse vedere il luogo dove passo la maggior parte del mio tempo ma – mi rivela – che il motivo è che le hanno recapitato una busta verde.
Allo scattare del minuto preciso dell’appuntamento, sento bussare alla porta.
La segretaria apre e la fa accomodare.
Le vado incontro nella sala d’attesa e la vedo in piedi e un po’ smarrita e tento di imbarazzarla un poco di più. Mi avvicino per sfiorarla con un bacio sulla guancia, ma mi rimbalza il tentativo ritraendosi come una lumaca a cui hanno toccato le antenne.
Entriamo nel mio ufficio e guarda sospettosamente la sedia che le offro dichiarando di voler rimanere in piedi. Appena si sente al sicuro, dimentica di essersi negata fino ad adesso, mi abbraccia come se fossi rientrato da un lungo viaggio ma, appena provo a partecipare con più applicazione al ricongiungimento, si stacca e mi porge subito una busta.
Estraggo il contenuto dal piego che mi immagino aperto e richiuso senza neanche essere stato esaminato e sulla prima pagina campeggia, a intimorire i lettori,  il logo:

 STUDIO LEGALE W.C.

Lo conosci?
– Chi non conosce Walter Capacchione, l’uomo dalla citazione facile. Il capacchione omonimo lo puoi vedere nelle réclame sui giornali, sui manifesti e sulle locandine sui mezzi pubblici in cui promette di far ottenere sostanziosi risarcimenti a tutti, per qualsiasi cosa, a prescindere dalle ragioni. La qual cosa sarebbe anche vietata, ma la giustizia degli avvocati è lenta come quella riservata ai cittadini. Ha un’inesauribile creatività giuridica ma manca di alcune cose….
– …del tipo?
– I limiti morali…
Inizio a leggere l’atto di citazione e l’avvocato W.C. espone le gravi conseguenze che il suo cliente, signor Donato Stonato, ha subito a causa dell’opera professionale della dottoressa V..
L’ho conosci questo Stonato?
Certo che l’ho conosco, l’ho avuto in cura.
– E che gli hai fatto…?
Ma veramente…
Non aspetto la risposta e continuo a leggere le allignanti parole del maestro W.C..
Sono concentrato nella lettura ma sento i suoi occhi su di me.
All’improvviso dice – Abbracciami! – e mi abbraccia.
Faccio per abbandonare l’atto di citazione e tutto il resto ma mi dice – Leggi, leggi – indicandomi l’atto e invitandomi a riprendere da dove avevo interrotto.
Continuo nella lettura del fatto fin quando ho un balzo.
Ma tu… tu… tu l’hai GUARITO!!!!!
Stavo tentando di dirtelo.
– Io come avvocato ho il dovere di non avere fiducia di nessuno, nemmeno di quello che mi dicono le persone che difendo.
Questo signore era stato in cura presso altri specialisti che  avevano tentato ogni cura conosciuta fin quando non l’avevano dichiarato irrecuperabilmente sordo. Mi ero, quindi, decisa a usare un sistema che io stessa ho messo a punto per i casi disperati. Con alcuni questo sistema si è rivelato efficace e, tra questi, anche lo Stonato ha riacquistato la funzione.
E, dunque, cosa vuole da te??
Mentre sta per replicare la interrompo di nuovo con un gesto della mano e continuo a leggere.
L’atto di citazione tentava di far comprendere al lettore le gravi colpe della dottoressa V. la quale non aveva correttamente e sufficientemente informato il suo cliente circa i rischi e i benefici del trattamento sanitario.
Lo Stonato, a seguito del trattamento sanitario aveva, dopo tanti anni di oblio uditivo, riacquistato l’udito e ora sentiva anche attraverso i muri.
La riscoperta del primo dei cinque sensi gli aveva reso assolutamente insopportabile la moglie da cui aveva deciso di separarsi per totale incompatibilità con le sue nuove orecchie.
La colpa di ciò era indubbiamente del sanitario.
Su questo, per inciso, ero d’accordo con lui; la colpa era del sanitario, più precisamente dell’avvocato W.C. e delle sue tesi ceramiche.
Che cosa pensi di fare?
Voglio pensarci, devo guardarmi tutte le carte.
Abbracciami!
Hai un dono tu.
L’abbraccio.
Quando apri le tue braccia per accogliermi mi sento come se andassi ad incastrarmi perfettamente nel mio pezzo di puzzle, a completare la serie.
Quando mi metti la mano dietro la nuca, le terminazioni nervose della mia corteccia celebrale si attivano e si collegano sullo stesso canale delle tue.
Quando ti stacchi sento la pressione del tuo corpo sul mio e, ora che è svanito l’effetto, abbracciami.
Abbracciami ancora.
Questa volta gioco di anticipo proprio quando sta per allontanarmi.
D’accordo, leggo le tue carte.

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Pubblicato da 50 copechi

Le memorie e le riflessioni di chi si appassiona ancora a guardare il mondo

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